Teatro della Pergola Firenze

Il Teatro della Pergola è un bene particolare della città che la maggior parte dei fiorentini conosce poco. Grazie a Exclusive Connection e alla sua direttrice Lucia Montuschi, abbiamo avuto la possibilità di fare una visita a questo importante luogo di spettacolo a Firenze. E’ stata una bella esperienza che non si è limitata alla sola visita del salone centrale, ma che ci ha offerto l’opportunità di entrare nella pancia e di vedere tutto quello che c’è dietro alle rappresentazioni. E’ il primo “teatro all’italiana della storia” cioè il teatro con platea a ferro di cavallo e palchi separati, esempio da cui prenderanno vita tutti i teatri fatti a questo modo e da questo deriva l’importanza che ha la Pergola nel mondo. Edificato nel 1656, si nota subito dall’ingresso in via Della Pergola - da qui il nome - per la tinteggiatura color rosso salmone, insolita per un edificio fiorentino e per la vistosa targa dedicata alla prima rappresentazione del Macbeth di Giuseppe Verdi “la sera del 14 marzo 1847”.
All’ingresso si trova il salone che ospita la biglietteria, di costruzione successiva all’edificazione del teatro vero e proprio, decorato con due tele e stemmi lignei delle casate nobili fiorentine, che qui avevano i palchi di proprietà; tramite una scalinata con volta a botte si sale poi al vestibolo delle colonne, o sala di attesa, anche questa parte costruita successivamente. 

Da qui o si entra direttamente in platea o, proseguendo tramite un’altra scalinata, si accede ai palchi superiori ed al loggione. La platea si impone per due particolarità che mi hanno colpito molto. La prima particolarità è che in qualsiasi punto io mi posizioni e parli, le persone intorno a me percepiscono la mia voce senza variazioni di tono e di volume, cioè come se fossi lì accanto. Questo incredibile fenomeno è dato dalla forma particolare della sala che favorisce meravigliosamente l’acustica, per cui un attore sul palco può parlare con tono di voce normale ed essere udito alla perfezione in qualunque parte. La seconda particolarità è il sistema di areazione sito nel pavimento ligneo, che, attraverso delle ghiere metalliche che collegano la sala al sottosuolo più fresco e secco, garantisce al teatro la giusta ventilazione e il giusto microclima. Un accorgimento ben pensato per essere stato ideato secoli fa.
Ai lati dell’ingresso della platea due piccole scalinate laterali conducono ai palchi più bassi ed è da qui che si accede al palcoscenico, il vero cuore del luogo nella sua origine. Una particolarità dei palchi è data dai palchi n.1 e n.25 che sono i palchi di primo ordine a ridosso della scena, situati ai due lati opposti. Il palco n.1 è riservato alle autorità, il palco n.25 ospita ancora oggi le famiglie degli Accademici Immobili, vecchi fondatori del teatro. Il palcoscenico è stato sorprendente, innanzitutto per la sua ampiezza, e poi perché ospita tutto un mondo, che non vediamo assolutamente dalla sala, fatto di corde, carrucole, colonnati, fili elettrici, che non so ben raccontare e che lascio alla descrizione diretta delle foto. Qui l’Ing. Meucci installò il cosi detto interfono, cioè un sistema di tubi ad aria comunicanti dentro i muri che, partendo dal piano del palcoscenico, raggiungono i piani altri dietro le quinte, tubi in cui i tecnici si possono parlare in una sorta di telefono senza fili per darsi le disposizioni. Sono tuttora funzionanti ma, nell’epoca degli smartphone, ormai non vengono più usati. Al lato del palco, ritornando verso la platea, vi è anche il camerino di Eleonora Duse, che qui ha recitato per anni e su cui c’è una targa ricordo. 

Dall’interno del palco, e siamo già dentro la pancia del teatro, si accede ad un altro mondo fatto di cunicoli, stradine interne, vecchi spogliatoi delle maestranze e dei tecnici, con i nomi dei tecnici ancora incisi sui muri, stalle per tenere gli animali (di solito cavalli o mucche), pozzi d’acqua che servivano sia per per abbeverare gli animali sia per regolare la giusta umidità del teatro….ma chi l’avrebbe mai detto? Si perché in tempi antichi si potevano portare gli animali sia come pubblico che in scena per le rappresentazioni.
Siamo poi arrivati nel sottosuolo e qui abbiamo visto cose interessanti, anche se ormai in disuso. Innanzitutto un gigantesco argano che serviva per portare la platea allo stesso livello del palcoscenico. Questo si faceva fino alla metà secolo scorso, per le feste da ballo in modo da formare un grande locale unico. Poi vi è l’enorme quadro elettrico che regolava sia le luci che tutta l’alimentazione del teatro e poi, una cosa che mi ha colpito molto, tutta una serie di manovelle e regolatori che servivano, sia per controllare l’intensità delle luci, sia per il suono che per altre attrezzature di scena. Una cosa veramente unica nel suo genere.
La serata si è conclusa con un buffet nella lussuosa caffetteria del teatro.
Non sono molto bravo nelle descrizioni, e quindi lascerò che a illustrare questa esperienza siano le foto; comunque questo è un luogo che per me, e penso per tutti, ha rappresentato una piacevole scoperta.

Using Format